Terapia di coppia
La psicoterapia della coppia è indicata in particolari contingenze come quella di una coppia già costituita che, a causa di particolari momenti del ciclo vitale o per eventi traumatici, può entrare in una fase di stallo o aperta conflittualità. in tali casi, la possibilità di esaminare contemporaneamente le dinamiche intrapsichiche dei singoli e interpersonali della coppia permette al terapeuta di comprendere l’origine delle difficoltà, i motivi dello stallo e della conflittualità per modificare l’assetto e la progettualità della coppia.
Pertanto la psicoterapia di coppia non è sintomo di riconciliazione forzata, ma è il tentativo di far raggiungere alla coppia un equilibrio più funzionale e maturo. Oppure accelerare una eventuale separazione in modo meno traumatica possibile. Infine occorre tener presente che la coppia si fonda sulla condivisione, da parte dei due individui che la compongono, di tre aree di comportamento: sessuale, emotivo esociale. Questi tre aspetti sono in rapporto tra loro e si influenzano costantemente. Nessuna coppia rimane a lungo tale se uno dei tre aspetti è costantemente assente o carente, salvo a prezzo di sintomi o disagi che insorgono in momenti di stress e cambiamenti e finiscono per essere omeostatici cronicizzati.
La psicoterapia familiare
La famiglia ha un suo ciclo vitale in cui è possibile distinguere le diverse fasi: il matrimonio, la nascita del primo figlio, la scolarizzazione dei figli, lo “svincolo” dei figli adolescenti, il matrimonio dei figli e la nascita dei nipoti, il pensionamento e l’età anziana. La transizione da una ad un’altra fase implica una crisi perché richiede al sistema familiare un cambiamento della propria organizzazione attraverso una ri-negoziazione delle regole che renda possibile la transizione da un equilibrio ad un altro.
Alcuni sistemi familiari rilevano una particolare rigidità, che impedisce cambiamenti. Proprio in queste famiglie compaiono, più facilmente, manifestazioni di patologia e si verificano a carico di uno o più membri comportamenti disturbanti che assumono la fisionomia dei sintomi, i quali acquisiscono il significato di meccanismi omeostatici; sono cioè come il prezzo che la famiglia è disposta a pagare pur di mantenere immodificate le proprie regole.
Ansia e attacchi di panico
L’ansia può essere definita come la paura senza oggetto. Un dato fondamentale dell’ansia è la sua funzione anticipatoria, in questo caso vigilanza ed ansia sono collegabili. Se questa funzione anticipatoria è troppo intensa o è carica di funzioni pessimistiche, allora diventa bloccante, paralizzante e quindi patologica.
Attacchi di panico sono preceduti a volte da avvenimenti più o meno significativi, a volte senza alcun motivo apparente, insorgono con estrema rapidità ed altrettanto rapidamente scompaiono, lasciando un ricordo terribile che solo il ricordo diviene di per sé un disturbo continuo. Questo ricordo può mettere il soggetto in condizione di evitare qualsiasi evento o situazione che possa essere identificato come causa della crisi. In genere l’attacco di panico è accompagnato da: senso di costrizione toracica con mancanza d’aria, sudorazione improvvisa, vertigini, senso di freddo nel corpo. Sul piano psichico si ha la sensazione e la paura di morte imminente oppure quella di impazzire, perdere il controllo di sé stesso e delle proprie azioni.