Il mio modello terapeutico si avvale di una tecnica strategica: la “prescrizione”. Si può intendere una Prescrizione come “l’orientare” il cliente verso un concetto piuttosto che presentare un’idea in modo diretto. Orientare è lo stile con il quale viene confezionato un messaggio come se fosse un dono: il terapeuta decide quali informazioni vuole trasmettere e, invece di presentare il messaggio direttamente, lo confeziona avvolgendolo in una prescrizione. Grazie a questo stile la psicoterapia può assomigliare al Natale. Il paziente entra nella stanza della terapia e mostra il proprio regalo al terapeuta, il dono del paziente è il problema, che spesso è confezionato in forma di sintomo: è compito del terapeuta scartare l’involucro costituito dal sintomo e scoprire il problema in esso contenuto. A sua volta il terapeuta consegna al paziente un regalo in cambio del dono ricevuto: una soluzione per il problema che gli è stato consegnato, confezionato in una tecnica (Prescrizione). Naturalmente il paziente dovrà togliere l’involucro che avvolge il dono del terapeuta (guardare al di la della tecnica) e scoprire la soluzione proposta (la terapia contenuta nella prescrizione) dal terapeuta. In pratica è come se il paziente dovesse interpretare il terapeuta, al contrario di quanto accade nel modello psicanalitico: invece di condurre il processo terapeutico nella direzione di un’indagine approfondita che riesce ad analizzare il materiale portato in terapia dal paziente, il terapeuta si limita a fare una semplice ipotesi rispetto all’enigma presentato dal paziente e gli offre in risposta una “prescrizione” in cui il paziente deve “vivere” (scoprire sulla sua pelle) il significato implicito. Un aspetto importante della Prescrizione consiste nel fatto che, nel tentativo di decifrare il significato implicito che gli viene trasmesso dal terapeuta, il soggetto si attiva in modo costruttivo e riesce ad ottenere una serie di scoperte esperienziali. In sostanza, si potrebbe quindi asserire che, la psicoterapia è uno scambio di presenti (o di “presenze”, se mi si permette il gioco di parole). Il paziente offre al terapeuta un dono (il problema confezionato in un sintomo); il clinico, da parte sua, restituisce il regalo che ha ricevuto (offrendo una soluzione confezionata in una “Prescrizione”.
La prescrizione è una tecnica di intervento costruito ad “hoc” per particolari tipologie di problemi. In termini logici si tratta di sviluppare modelli terapeutici costruiti prioritariamente sul livello logico operativo conoscitivo, che in seguito, dopo la dovuta verifica empirica, divengono modelli di tipo conoscitivo-operativi. Si inverte la logica delle “ordinarie psicoterapie” privilegiando la logica costitutivo deduttiva per poi passare alla logica ipotetico deduttiva, in modo da far letteralmente calzare l’intervento al problema. Le prescrizioni sono direttive che il paziente deve seguire tra una terapia e l’altra con l’obiettivo di favorire “such concrete exeperience of chance a reality outside the terapeutic setting”.
La prescrizione è una manovra terapeutica specifica rappresentata da una tecnica diretta a produrre la prima “esperienza emozionale correttiva” fondamentale per un cambiamento radicale. L’obiettivo di tale tecnica è quello di introdurre il primo importante cambiamento nella situazione sintomatica vissuta dal paziente. In altri termini, il terapeuta deve fare in modo che il soggetto viva per la prima volta un’esperienza concretamente diversa nei confronti della sua patologia. Tale esperienza lo condurrà ad una diversa percezione della realtà, fino ad allora vissuta come incontrollabile e ingestibile e adesso sperimentata come controllabile e gestibile. Ovviamente, non si tratterà ancora di una completa guarigione ma dell’apertura di una finestra su una nuova realtà da costruire in modo libero dalla patologia.